31/01/2025

di Gianfranco Biondi

Il problema della produzione di energia elettrica guadagna la prima posizione nell’agenda politica europea a causa della quasi certa tempesta perfetta autunnale innescata dalle turbolenze geopolitiche. Effetti di una tempesta già iniziata ai diversi livelli dell’economia, dalla panetteria che manda a casa i dipendenti alle grandi aziende che metteno in cassa integrazione. Orami è chiaro che la reazione russa alle sanzioni detonerà con l’inverno perchè non aveva senso che i rubinetti di Gazprom venissero serrati nel periodo estivo. Correre ai ripari diventa la parola d’ordine anche se le riserve di gas sono piene all’80 per cento e l’Europa invita a non gettarsi nel panico, perché l’inverno dovrebbe essere superato. Avranno anche ragione ma le bollette insostenibili stanno già arrivando agli imprenditori, ai commercianti, agli artigiani e non tarderanno a bussare anche alle porte delle famiglie. Si tratta ovviamente di brutale speculazione, ovvero di quell’ignobile agire che si profila sempre a tutti i livelli quando cambiano gli equilibri di mercato. Del resto a questa pratica ci abitua il gioco di borsa, ovvero l’aspetto meno edificante della finanza. Comunque occorre interevenire prima possibile per non trovarsi tra le mani un esplosiva destabilizzazione sociale ed economica. Sulla complessa questione dell’energia e delle misure che possono essere prese in attesa di un affrancamento dell’Europa da approvigionamenti che sono diventati un’arma di guerra, riportiamo le riflessioni dell’ing. Gianpietro Benedetti, Presidente reggente di confindustria Udine e i contenuti dell’incontro tra il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangero Agrusti accompagnato dai vertici dell’associazione e l’assessore regionale Sergio Emidio Bini.

nota Confindustria Udine a firma ddi Gianpiero Benedetti

“Il tema energia elettrica e gas richiede un’azione rapida, così come sottolineato ripetutamente dal Presidente di Confindustria Dott. Bonomi. E concordiamo sul fatto che l’azione principale deve nascere in Europa, ma è opportuno che il Governo consideri anche un “piano B” adattato alle esigenze italiane.

Infatti, la soluzione europea ha equilibri delicati dettati dalle esigenze dei vari paesi.

Ad esempio, per la Germania le fonti energetiche sono circa il 30% petrolio, 30% gas, 16% carbone, 17% rinnovabili, 8% gas fossile, 4% nucleare.

In Francia 33% petrolio, 15% gas, 2% carbone, 43% nucleare, 7% rinnovabili.

In Italia 34% petrolio, 42% gas, 20% rinnovabili.

L’energia elettrica in Italia è prodotta per il 45% con il gas e per il 40% con rinnovabili. Importiamo da Svizzera, Francia, Slovenia, Austria circa il 12%.

Questi numeri, seppur indicativi, evidenziano le difficoltà a trovare un accordo europeo che medi le esigenze. Tra l’altro la Germania importa gas russo, unitamente ad altri paesi, e quindi un eventuale tetto al prezzo del gas deve in qualche modo essere concordato anche con il fornitore.

Nonostante queste difficoltà, l’Europa è chiamata a decidere ora come calmierare e regolare i prezzi dell’energia e del gas e le forze politiche, tutte, devono sostenere, unite, il Governo nella trattativa europea.

È probabile che dopo il 9 settembre, data a nostro avviso non così tempestiva per come invece imporrebbe la situazione, tenendo conto di quanto deciso in Europa, il Governo attiverà qualche misura tailor made per la situazione italiana.

Da notare che il Governo italiano ha già speso per la crisi energetica 48,5 miliardi, il 2,8% del PIL, superato solo dalla Grecia, mentre Germania e Francia sono sull’1,7/1,8%. È un grande sforzo, considerando il debito del nostro paese.

Auspicabile che la soluzione europea consenta di intervenire senza troppi aumenti del debito, credo comunque che in una prima fase, finché il mercato non si stabilizza a prezzi accettabili, si debba fare quello che serve per non fermare le attività industriali, alcune delle quali potrebbero avere fermate irreversibili.

L’urto all’industria è ben rappresentato dai dati ed iniziative delle Confindustrie dell’Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto che producono circa 750 miliardi del PIL italiano pari al 40% del PIL dell’intero paese.

Le industrie di queste regioni sono passate in un anno da 4,5 a 36,0 miliardi di Euro di costo energetico! Stimiamo che le industrie del Friuli Venezia Giulia passeranno da 0,3 miliardi Euro a 2,5/3 miliardi Euro, circa il 7 – 8% del PIL regionale. Sono cifre indicative ma rendono bene l’idea.

E cosa è stato richiesto: tetto al prezzo del gas europeo o nazionale;

sospensione del meccanismo europeo che prevede l’obbligo di acquisto di quote ETS (Emission Trading Scheme) a carico delle imprese;

separazione prezzo del gas dal mercato dell’energia elettrica;

destinazione all’industria manifatturiera di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato;

risorse nazionali ed europee per calmierare i prezzi.

richieste condivisibili che riteniamo saranno sostenute dalla politica anche in FVG.

Nell’attesa, caratterizzata dall’ansia, delle decisioni europee ed a seguire del Governo italiano, cosa fare?

È stimabile che un risparmio energetico del 10/15% possa essere attuato con la collaborazione di tutti, in azienda, nel privato e nell’amministrazione pubblica.

Questo risparmio non è un’opzione, anche i costi ci indurranno a farlo ed a questo proposito ricordiamo i sarcasmi sull’invito a risparmiare sull’aria condizionata, illuminazioni, ecc. Tant’è che, in Italia, nonostante tutto, i consumi sono aumentati, per poi “piangere”. Sì, dobbiamo ritornare formiche.

I risparmi, l’aumento delle forniture via gasdotti esistenti da Algeria, Azerbaijan (TAP), Libia, un deciso aumento delle rinnovabili, l’arrivo di ulteriore LNG via nave e il contestuale aumento della capacità di rigassificazione, il riutilizzo momentaneo del carbone e lo sfruttamento delle risorse nazionali disponibili dovrebbero porre rimedio alla situazione nel breve. Azioni forti in questo senso raffredderanno anche la speculazione.

Per quanto concerne la Regione FVG, oltre che a risparmiare sui consumi, serve un’ulteriore accelerazione sugli investimenti per le fonti rinnovabili (fotovoltaico, biomasse, geotermico, utilizzo dei rifiuti, ecc.).

Mega-progetti solari sono on stream, per i quali auspichiamo il massimo supporto nell’iter dei permessi. Bisogna inoltre valutare la possibilità di collaborare maggiormente con Croazia e Slovenia che puntano molto sull’eolico, semplificando le norme europee di acquisto e costi trasporto energia elettrica.

Infine, razionalizzare il piano energetico nazionale è più che mai urgente e la politica deve essere più che determinata ad organizzarlo, programmandolo anche per step in relazione all’evoluzione prevedibile dei costi energetici. L’aumento della produzione di energie sostenibili sosterrà anche quella della produzione di idrogeno green.

Ad esempio, Germania e Francia hanno programmato investimenti importanti sull’eolico marino e terrestre, energia dal mare, biomasse, a soddisfare entro il 2030 l’80% del loro fabbisogno energetico tramite lo sfruttamento di energie rinnovabili.

E a Pordenone Regione Friuli Venezia Giulia e Confindustria Alto Adriatico gettano le basi per un’alleanza traistituzioni e imprese finalizzata ad affrontare la crisi energetica.

Il tema è stato discusso nel corso di un incontro tra l’assessore regionale alle Attività produttive, il

presidente di Confidustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti e tutto il consiglio di presidenza confindustriale. Il confronto ha preso le mosse dalla condivisione che il caro energetico sta delineando una situazione drammatica che mette in gioco l’intera filiera del manifatturiero in Italia e in centro Europa.

Con questi presupposti Confindustria ha istituito e presentato alla Regione una “task force” composta dal Polo tecnologico pordenonese e da un gruppo di energy manager e consulenti finanziari che sono già al lavoro per mettere a punto soluzioni per affrontare l’autunno.

Si mira non solo ad ottimizzare i cicli di produzione per la riduzione dei consumi energetici, ma anche a trovare soluzioni per l’autoproduzione di energia elettrica nelle grandi industrie come nelle piccole e medie imprese.

La Regione ha già preso alcune iniziative tra cui lo stanziamento di 40 milioni di euro a fondo perduto per l’abbattimento dei costi delle bollette per le Pmi e sta lavorando alla definizione dei bandi per l’erogazione di contributi per il fotovoltaico e l’idrogeno green.

L’assessore ha voluto ringraziare Confindustria per la celerità, la competenza e il pragmatismo con cui sta affrontando la crisi, definita drammatica e di fronte alla quale è importante agire con immediatezza.

Per questo è già in calendario un incontro che si terrà l’8 settembre a Trieste alla presenza del Presidente della Regione, degli assessori regionali alle Attività produttive e alla Difesa dell’Ambiente, con i rappresentati delle categorie economiche e le imprese che forniscono energia per valutare le possibili soluzioni da affrontare con il Governo e da proporre all’Unione europea.

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