22/07/2024

Di Marco Mascioli

Dopo tanti anni da Sindaco di Talmassons (UD) nel Medio Friuli, fu eletto alle regionali e poco dopo chiamato a risiedere sullo scranno più alto del Consiglio Regione del Friuli Venezia Giulia nel luglio del 2018. Il prossimo anno quindi saranno compiuti i cinque del mandato e ci attendono le consultazioni per l’eventuale rinnovo. La XII legislatura della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, volge al termine, pertanto è tempo di bilanci, non solo annuali, ma anche quinquennali.

Questa legislatura ha approvato quasi 120 leggi su un totale di oltre 250 provvedimenti presentati, ovvero 99 disegni di legge giuntali, 90 proposte di legge dei consiglieri, 47 provvedimenti nati da altrettanti stralci, 19 proposte di legge nazionali e una proposta di legge costituzionale. Tra le più importanti leggi licenziate dall’Aula, quelle sulla famiglia, sulla disabilità, sull’autonomia del Consiglio Regionale, sui tributi locali, la riforma degli enti locali e il riassetto del sistema sanitario regionale. 

Le sei Commissioni consiliari si sono riunite 190 volte, di cui 117 in forma plenaria. La partecipazione attiva del Consiglio regionale nelle questioni europee è certificata dal lavoro portato avanti dal presidente Piero Mauro Zanin, vicepresidente della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni e delle Province Autonome (Cpal), nonché membro della Conferenza delle Assemblee legislative delle Regioni europee (Calre) e del Comitato europeo delle Regioni (CdR). Zanin è anche coordinatore del gruppo di lavoro Politiche Europee all’interno della Cpal, coordinatore del gruppo che si occupa di Legiferare meglio (Better Regulation) della Calre e primo vicepresidente della Commissione Civex del CdR.

Alcune delle promesse elettorali di cinque anni fa si sono fatte aspettare parecchio, scontando i vincoli della burocrazia, come la ricostituzione delle quattro province come nel resto della nazione, dato che la costituzione italiana e l’aggiornamento della legge 56 del 2014, che dettò un’ampia riforma dell’ordinamento, prevedendo l’istituzione delle città metropolitane e la ridefinizione delle funzioni delle province e delle città metropolitane, quali “enti di area vasta”, intermedi tra le Regioni e i Comuni. Peraltro ricordiamo benissimo anche l’esito del referendum abrogativo indetto per la riforma costituzionale, bocciata il 4 dicembre dagli italiani, che prevedeva di eliminare la parola “province” dalla Costituzione. 

Alcuni le ritenevano inutile spreco di denaro per istituzioni ridondanti, per poi rendersi conto che qualcuno avrebbe dovuto occuparsi di edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, trasporti, strade provinciali, ma soprattutto tutte le altre funzioni che andavano oltre le competenze di un singolo Comune, ma non interessavano l’intera regione. 

Dopo un passaggio a quattro enti di decentramento regionale (EDR), che dal 1º luglio 2020 hanno sostituito le ex province (abolite con legge regionale nº 20 del 9 dicembre 2016), ricalcandone i medesimi confini, sono in procinto di approvare la “controriforma” costituzionale per ripristinare il nome “Province” con ripristino delle funzioni. Ma una Carta Costituzionale, seppur Regionale, non si cambia con leggerezza e facilità. 

Per la sanità la situazione è davvero complessa essendo ancora in fase di uscita da una pandemia di Covid che ha messo in luce le difficolta gestionali di un apparato che credevamo quasi perfetto e comunque tra i migliori in Italia. Mentre si è rivelato alla stregua di tutti gli apparati pubblici, gestiti con scarsa organizzazione e incapacità di affrontare gli imprevisti. In questi giorni la carenza di medici di famiglia, unitamente alla fuga del personale dagli ospedali in favore delle strutture private, sta evidenziando l’ennesima crisi dei Pronto Soccorso ospedalieri per un semplice virus influenzale, con centinaia di pazienti che dovrebbero rivolgersi altrove, se ci fossero alternative valide, oppure si rivolgono direttamente ai farmacisti in autonoma diagnosi a seguito delle sentenze di Google, corroborate dall’automedicazione. 

Insomma moltissimo è stato fatto in Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni, ma molto rimane ancora da fare. Sperando siano proficui gli ultimi mesi di mandato per questa amministrazione regionale, per portare a termine i miglioramenti in programma, per il bene di tutti i corregionali. 

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