Uno degli effetti economici più immediati della crisi associata al Covid-19 è stato il blocco dei flussi turistici. I primi effetti sono già emersi a febbraio, con il diffondersi dell’epidemia in molti paesi, ma è agli inizi di marzo che si è giunti all’azzeramento dell’attività in corrispondenza dei provvedimenti generalizzati di distanziamento sociale. Il nostro “stivale” è al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi sul totale in Europa, pari a più del 30% nel 2018. Bisogna notare inoltre che la capacità ricettiva nel nostro Paese è caratterizzata da un ingente numero di piccole strutture extra-alberghiere. Nell’anno 2018, l’Istat ha rilevato infatti circa 183.000 esercizi extra-alberghieri e 33.000 esercizi alberghieri.
In base al DCPM n.19 del 25 marzo, le strutture ricettive di tipo extra-alberghiero sono state considerate attività non essenziali e, salvo eccezioni, sono stati costretti a chiudere. Gli esercizi alberghieri potevano, formalmente, continuare a operare, ma nella grande maggioranza dei casi hanno sospeso ogni attività per mancanza di clienti. D’altro canto, al di là dei provvedimenti di blocco, anche altri comparti che trovano alimento nella domanda attivata dai turisti hanno subito impatti di rilievo: la ristorazione, i trasporti e determinati settori del commercio.
Poiché al momento l’orizzonte di ripresa delle attività connesse alla domanda turistica è del tutto incerto, è utile comporre un quadro delle informazioni statistiche relative a questo insieme di attività che rappresenti la dimensione economica del problema. Il settore ricettivo in Italia, aggiornato al 2017 vede 52.164 imprese, 25,6 miliardi di euro di fatturato, 11,4 miliardi di euro in valore aggiunto, 282.600 addetti e 220.000 dipendenti.
L’indice del fatturato dei servizi nel secondo trimestre 2020 registra variazioni congiunturali negative in tutti i settori, specialmente quelli più direttamente colpiti dall’emergenza sanitaria. Le attività dei servizi di alloggio e ristorazione mostrano un crollo del 62,6%. Forti cali anche per le agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (-30,7%).
Abbiamo sentito parlare di grande traffico verse le località di montagna con Sappada e Tarvisio che, interessate principalmente dal turismo di prossimità, hanno visto diminuire i giorni di permanenza degli ospiti. A luglio e agosto Lignano Sabbiadoro ha vissuto, principalmente nei fine settimana, afflussi degni delle migliori stagioni, ma la mancanza di molti grandi eventi (concerti, spettacoli e manifestazioni sportive) hanno inficiato, anche al mare, la durata delle vacanze.
D’altro canto l’informazione a livello nazionale e, di conseguenza, quella internazionale, ha fatto spesso più confusione che servizio utile. Comunicare i dati senza specifiche, senza percentuali e nemmeno paragoni, poteva conseguire il solo scopo di allarmare e terrorizzare tutti, ad eccezione di qualche voce fuori dal coro, meglio se apostrofata come incosciente. Forse la cosa più grave che permane tutt’ora è la mescolanza d’informazioni tra infetti, coloro che sono risultati positivi al tampone o all’esame sierologico e i malati. Dovremmo aver compreso che contrarre il virus, da parte di persone sane, più o meno giovani, non significa dover essere ricoverati e star male, sebbene rappresentino un pericolo di contagio nei confronti di anziani, sicuramente affetti da qualche patologia pregressa, nei quali il coronavirus può rappresentare un pericolo di aggravamento e decesso per mancanza di cure.
Fintanto che continueranno a ripeterci che fare il tampone a tutti sarebbe inutile, ci sarà chi, incosciente di essere un portatore sano, diffonderà il virus mentre mangia o beve (senza mascherina ovviamente), oppure toccando qualcosa.
Non sappiamo quanti test siano stati effettuati e a chi, ma dai dati ufficiali complessivi dall’inizio dell’epidemia, le persone risultate positive al virus in regione sono 3.769: di cui 1.478 a Trieste, 1.190 a Udine, 829 a Pordenone e 261 a Gorizia, alle quali si aggiungono 11 persone da fuori regione. I totalmente guariti ammontano a 3.049, i clinicamente guariti sono 7 e le persone in isolamento 350. I deceduti sono 197 a Trieste, 77 a Udine, 68 a Pordenone e 6 a Gorizia. Pertanto se i dati fossero veritieri e le morti fossero ascrivibili esclusivamente al Coronavirus, sino ad ora staremmo parlando di meno dello 0,02 percento in Friuli Venezia Giulia. Ricordo che nella nostra regione i morti per cancro sono stati oltre lo 0,35 percento e 300 persone sono decedute solo perché colpite da un tumore al seno.
I danni di carattere economico che sta causando questa pandemia di Covid19 a livello mondiale, probabilmente non hanno paragoni nel dopoguerra.
Abbiamo chiesto al project manager Marino Firmani, da sempre addentro al turismo sia di gruppo sia famigliare, un suo resoconto della stagione dopo-covid19 che sta per finire.