Cosa c’è oggi completamente fuori dalla portata di un precario? secondo l’economista britannico Guy Standing (Università Soas di Londra) sono la sicurezza – più importante ancora di quella del guadagno –, il controllo del proprio tempo, l’accesso a spazi e luoghi di qualità, una vera istruzione e conoscenza finanziaria. Tutto questo va redistribuito, ha affermato uno dei massimi studiosi della questione dal Future Forum 2016 della Camera Commercio di Udine. IL precariato disumanizza le persone. Se sei un precario diventi un “supplicante”, devi chiedere tutto, fare affidamento sulla carità.
« I precari – ha aggiunto Standing – sono infatti privati anche di una vera identità lavorativa o aziendale, non hanno accesso a rete di assistenza o previdenza sociale e sono sempre più esposti alla trappola della povertà. Un precario si guarda allo specchio «e vede un fallimento personale – ha commentato lo studioso –. Deve esserci una voce che rappresenta questa realtà diffusa, perché i sindacati finora non si sono battuti per il precariato, non l’hanno capito. Dunque chi è precario deve mobilitarsi e lottare per sé come categoria, perché altrimenti il precariato diventa la tempesta perfetta della perdita dei diritti».
Una soluzione possibile e indispensabile, per Standing, è che si faccia un passo, globale, verso un’applicazione del reddito base di sussistenza, che ha un «potente effetto emancipatore. E richiede coraggio politico introdurlo». Un coraggio che ancora non c’è, ma che Standing intravede all’orizzonte, ricordando che alcuni governi, regionali e nazionali, «non solo lo stanno ritenendo percorribile, ma lo stanno addirittura sperimentando praticamente».