Non ricordo un altro periodo storico in cui ci siano stati tanti scioperi della polizia locale. Dallo scorso anno le proteste sono sempre più feroci. Nel 2017 si parlava di U.T.I. (unioni territoriali intercomunali) che avrebbero preso in carico gli ex Vigili Urbani, ma tra mancate nomine, mancate assunzioni e carenze organizzative e gestionali del Comando di Polizia locale dell’Uti Friuli Centrale in particolare, il personale ha cominciato ad alzare la voce.
Adesso la situazione forse è leggermente migliorata dal punto di vista organizzativo, ma il problema è rappresentato dal trattamento economico. Si è trattato del primo sciopero regionale della Polizia Locale in Friuli Venezia Giulia, secondo Beppino Fabris. La partecipazione, sempre secondo i sindacati che lo hanno indetto (Sapol e Ugl) è stato uno sciopero di grande successo: oltre l’80% di adesione. Sia coloro che sono passati dai Comuni alle UTI (Natisone, Centrale, Medio Friuli etc…), sia da coloro che sono rimasti in carico alle principali città, l’astensione dal lavoro ha interessato percentuali altissime, soprattutto considerando che le principali compagini sindacali (CGIL – CISL – UIL) non hanno voluto partecipare, criticando anche l’iniziativa.
Le motivazioni erano importanti e condivisibili. Da quando portano un’arma in servizio, vogliono lo stesso trattamento delle altre forze dell’ordine. Incomprensibile il fatto che se un vigile morisse o rimanesse invalido in servizio, non abbia diritto all’indennizzo. Nessuna assicurazione integrativa per rischio e ai fini pensionistici e nessun adeguamento della retribuzione, soprattutto nelle indennità di funzione. Chiedono la revisione della normativa sui gradi e sulla responsabilità gerarchica; l’assunzione di personale giacché sono passati da circa 1.200 nel 2013 a poco più di 900 (senza contare che il personale è sempre più anziano non essendoci ricambio).
Il dito dev’essere puntato sulla giunta regionale uscente che, avendo modificato la legge 9/2009, eliminando il rapporto di un operativo ogni mille abitanti o la corrispondenza tra grado e riconoscimento economico. Il contratto regionale non risolve i problemi, ma soprattutto il nodo dell’indennità d’arma che prima variava da 1000 a 3000 euro l’anno, ora è ridotta a 1 euro al giorno.
Le organizzazioni sindacali organizzatrici non si aspettavano una così massiccia partecipazione da tutta la regione, mentre sono rimasti delusi dal fatto che, sebbene in periodo di campagna elettorale, gli inviti a tutte le parti politiche sono quasi completamente a vuoto. Tra i pochi a partecipare garantendo un potenziale appoggio qualora fosse eletto il 29 aprile in regione, il sempre attivo Riccardo Prisciano. Giovanissimo, appena 27 anni, è già famoso per le sue “battaglie” vinte nel tarcentino che ora promette di occuparsi di tutta la regione e di tutti i friulani, polizia locale compresa.
MARCO MASCIOLI