Il sistema moda in Veneto (tessile, occhialeria, abbigliamento, calzature) conta oltre 9500 unità produttive e oltre 100 mila addetti peri al 17,6 per cento del settore manifatturiero regionale, fattura 15,6 miliardi, e rappresenta il 18 per cento dell’export regionale, con vendite per oltre 9 miliardi di euro.
Si capisce quindi quale importanza abbia il settore. L’altro ieri si è svolto un ‘focus’ aggiornato sul fabbisogno delle imprese e la corrispondente offerta di professionalità ‘espulse’ dal mercato del lavoro e un protocollo di intesa tra Regione e categorie per formare e riqualificare i disoccupati del settore della moda.
Questi i due risultati raggiunti dal “tavolo della moda” – l’organismo di rappresentanza delle sezioni moda delle associazioni di categoria (Cna, Confartigianato, Confindustria, Confesercenti e Confcommercio) del ‘made in Italy’ del Veneto – riunitori a palazzo Balbi con l’assessore al lavoro e il massimo dirigente dell’area Formazione.
L’obiettivo del vertice regionale era ammodernare le competenze dei lavoratori del sistema moda over 50 anni in Naspi(ammortizzatore sociale che sostituisce l’indennità di disoccupazione), espulsi dal mercato del lavoro per ristrutturazioni aziendali o chiusure, che le aziende del sistema moda -soprattutto quelle medio piccole ed artigiane super-fornitori dell’alta moda-, sono pronte ad assorbire, se riqualificati.
“Ci siamo dati appuntamento al 20 giugno – ricapitola l’assessore – con un preciso impegno: il Tavolo della moda, per quanto riguarda i produttori, dovrà fare un analisi dettagliata del fabbisogno di figure professionali in termini di numeri e di territori, con uno specifico dettaglio riguardo le competenze. Dall’altro capo del tavolo, la Regione dovrà raffinare il dato dei disoccupati attualmente iscritti nelle liste dei Centri per l’impiego, incrociando la banca dati Inps, in modo da circoscrivere la platea ai lavoratori espulsi dal settore moda”.
“Il nostro obiettivo – prosegue l’assessore – è ridurre il tempo di incontro tra domanda e offerta individuando, da un lato, i posti di lavoro con le relative competenze necessarie, e dall’altra il lavoratori disoccupati potenzialmente più idonei. Vorrei immaginare di sfoltire la fila di lavoratori che bussano alle porte dei Centri per l’impiego, proponendo un accompagnamento per competenze e non per semplice stato di disoccupazione. Sarà sicuramente più facile far trovare un posto di lavoro nel tessile-moda a lavoratori espulsi dal medesimo settore, che hanno quindi un bagaglio di competenze e di professionalità da recuperare e mettere a frutto”.