Alla luce dei critici contenuti presenti nella piattaforma del Friuli Venezia Giulia Pride del prossimo 31 agosto a Lignano Sabbiadoro, Keshet Italia prima e unica associazione queer italiana ebraica ha diramato una nota che riportiamo nel suo testo integrale.
Nel denunciare il clima di intolleranza e odio verso la componente LGBTQAI+ ebraica, i relatori della nota evidenziano la persistenza di un approccio che, nel discutere il conflitto tra Israele e Hamas, confonde il governo israeliano con l’intero Stato d’Israele,
colpevolizzando i suoi cittadini.In particolare la dichiarazione che il Pride avrà i colori di una Palestina “libera da apartheid e violenza coloniale” ma soprattutto “dalla riva al mare” che indica chiaramente – afferma Keshet Italia nella nota – una delegittimazione dell’esistenza dello Stato di Israele che è inaccettabile come è altrettanto inaccettabile doversi costantemente giustificare per le azioni del governo israeliano, azioni per le quali né le persone ebree né i cittadini e cittadine israeliane hanno responsabilità.
(Nota del direttore)Una nota condivisibile e, soprattutto, chiara diversamente dalle ambiguità che contraddistinguono il mondo musulmano, mai pronto a prendere le distanze e a condannare i fanatismi delle sue componenti violente, tanto da legittimare il sospetto di estesa complicità.
Riportiamo integralmente la nota di Keshet Italia anche nelle bizzarre parti ortografiche con le quali si vuole identificare. Nel lancio radiofonico non ho aderito a queste bizzarrie, per ovvi motivi di pronuncia, ma Keshett Italia come anche le altre associazioni dovrebbero preferire a battaglie ortografiche, insensate e puerili, contenuti di maggior spessore, proprio come questa nota fa emergere..
IL TESTO DELLA NOTA
KESHET ITALIA, continua a denunciare il clima di ostilità e dodio verso la comunità ebraica all’interno dei Pride nazionali.
Alla luce della recente piattaforma dell’FVG Pride a Lignano Sabbiadoro del 31 agosto siamo
costretti a ribadire quanto già espresso nel nostro comunicato del 12 giugno scorso: il linguaggio
utilizzato nei comunicati dei Pride alimenta un clima di ostilità verso la nostra comunità,
ignorando le implicazioni reali per l3 ebre3 in Europa e contribuendo a convalidare azioni
contro le persone Queerxebre3, non solo durante il Pride.
È sconcertante che in una comunità che valorizza l’inclusività, le esperienze individuali e la
creazione di spazi sicuri, il linguaggio venga usato per fomentare ostilità e odio verso una parte
della comunità stessa.
Come organizzazione ebraica LGBTQAI+, rifiutiamo categoricamente l’approccio che, nel discutere
il conflitto tra Israele e Hamas, confonde il governo israeliano con l’intero Stato d’Israele,
colpevolizzando i suoi cittadini. Questa confusione, secondo la definizione IHRA riconosciuta
dall’Unione Europea, rappresenta una forma di antisemitismo. Vediamo poi in questo
atteggiamento anche un tentativo di isolare la comunità queer israeliana dalle lotte della nostra
comunità a livello internazionale, un rischio che dobbiamo evitare insieme.
In particolare poi la dichiarazione che il Pride avrà i colori di una Palestina “libera da apartheid
e violenza coloniale” ma soprattutto “dalla riva al mare” indica chiaramente una
delegittimazione dell’esistenza dello Stato di Israele che per noi è inaccettabile.
Siamo anche allarmati dalla distinzione fatta nella piattaforma FVG Pride tra “ebre3 buon3”
(antisionist3) ed “ebre3 cattiv3. Come ebre3 italian3, troviamo inaccettabile doverci
costantemente giustificare per le azioni del governo israeliano, azioni per le quali né le persone
ebree né l3 cittadin3 israelian3 hanno responsabilità. È assurdo che l3 ebre3 italian3 siano
continuamente mess3 sul banco degli imputati per le decisioni del governo israeliano.
Un linguaggio che parla di “genocidio”, inoltre, contribuisce a creare analogie assolutamente
inappropriate tra la sofferenza del popolo ebraico durante la Shoah e l’indiscutibile dramma
del popolo palestinese, aggravando questo clima oramai persistente di ostilità e antisemitismo.
È fondamentale che tutte le organizzazioni LGBTQAI+ considerino l’impatto che questi termini
hanno sulle comunità ebraiche e si impegnino a evitare qualsiasi forma di discriminazione
all’interno del movimento. Invitiamo tutt3 a una riflessione seria e a un dialogo costruttivo per
garantire che tutte le persone, incluse quelle ebree e israeliane, possano partecipare ai Pride
senza subire discriminazioni.
Speriamo che queste riflessioni possano aprire nuovi spazi di dialogo e consentire una
partecipazione pacifica ai futuri eventi del Pride, promuovendo l’inclusività e la solidarietà tra
tutte le comunità Queer.