Può riguardare anche il Friuli Venezia Giulia il rischio di infiltrazioni terroristiche nei flussi migratori lungo la rotta balcanica. I rischi per l’Italia sono stati evidenziati nella relazione annuale dei servizi italiani di intelligence inviata al Parlamento, evidenziando come la regione balcanica sia zona di transito privilegiato di foreign fighters (oltre 900 sono partiti da lì per i teatri di guerra), nonché area di “realtà oltranziste consolidate”. “La massa di persone in movimento verso lo spazio comunitario – osserva la relazione – oltre a costituire un’emergenza di carattere umanitario, sanitario e di ordine pubblico, può presentare insidie sul piano della sicurezza”.
E l’attività d’intelligence si è focalizzata sulle possibili contaminazioni tra immigrazione clandestina e terrorismo, anche alla luce del fatto che “i contesti di crisi siriana, irachena, libica, subsahariana e del Corno d’Africa sono infiltrati in parte da espressioni terroristiche di matrice islamista che possono inquinare i canali dell’immigrazione e sottoporre alla radicalizzazione elementi poi destinati ad emigrare nei Paesi europei”. Va poi considerato, aggiungono i servizi, “come l’aver vissuto in aree di guerra, talvolta partecipando attivamente ai combattimenti, possa conferire ai nuovi migranti un profilo potenzialmente critico, derivante soprattutto dall’expertise ‘militare’ acquisita”.
In Libia, da dove proviene il 90% dei migranti sbarcati in Italia, “operano organizzazioni di trafficanti strutturate e flessibili, a prevalente composizione multietnica, in grado di gestire tutte le fasi del trasferimento”. In Italia proliferano gruppi criminali etnici composti prevalentemente da egiziani, del Corno d’Africa e rumeni, specializzati sia nella falsificazione documentale sia nel fornire assistenza ai migranti per il trasferimento dai centri di accoglienza alle località di destinazione nel Nord Europa. Quanto alla diffusione del radicalismo islamico nei Balcani, i servizi indicano rischi “sia per il suo potenziale destabilizzante, sia per l’eventualità di un insediamento nella regione di basi logistiche in grado di supportare pianificazioni terroristiche contro Paesi europei, incluso il nostro”. (FONTE ANSA).