27/11/2023

I finanzieri del Nucleo Mobile della Compagnia della Guardia di Finanza di Pordenone hanno indagato sulle attività di due centri benessere, gestiti da cittadini di origine cinese, sospettati di essere delle vere e proprie “case di appuntamento”. I finanzieri hanno avuto ben chiaro, sin da subito, quali fossero le reali attività nascoste dietro le facciate apparentemente lecite dei due centri benessere, dato che sul web e su alcuni giornali locali di annunci vi erano le fotografie delle giovani donne orientali che vi lavoravano, riprese in vesti decisamente succinte e accompagnate da espliciti riferimenti sessuali, nonché i numeri telefonici per contattarle. Investigando sui numeri telefonici sono stati individuati i due centri benessere e identificata buona parte della clientela che ha confermato lo svolgimento delle attività di prostituzione e contribuito a identificarne i reali responsabili. I due centri benessere, infatti, erano formalmente intestati a prestanome, anch’essi cinesi, che cambiavano in continuazione per aggirare eventuali controlli. Dalle indagini è emerso che l’attività di prostituzione era svolta da due o tre donne con turni della durata giornaliera di 16 ore, durante i quali le stesse mangiavano nei locali dove si prostituivano e dai quali si assentavano solamente per raggiungere gli attigui appartamenti dove riposavano, senza avere mai contatti con l’esterno. Gli stessi finanzieri hanno anche accertato che l’attività di prostituzione, offerta in concomitanza o direttamente in sostituzione dei massaggi, aveva un costo oscillante tra i 50 e i 120 euro per prestazione. A prostituirsi erano giovani donne cinesi, di norma provenienti da “centri benessere” di altre città italiane, che apparivano e svanivano secondo turn over mensili/bimestrali. Accanto alle professioniste del mestiere c’erano anche ex operaie che avendo perso il posto di lavoro erano state inghiottite dal mondo della prostituzione. Ultimate le indagini, i finanzieri hanno denunciato quattro cittadini cinesi, due donne e due uomini tra loro legati da vincoli di parentela, ritenuti i titolari effettivi dei due centri benessere, per i reati di sfruttamento della prostituzione e sequestrato, su disposizione del GIP di Pordenone. Saranno anche quantificati e tassati gli ingenti profitti illeciti derivanti dall’attività di sfruttamento della prostituzione ricorrendo, se del caso, al sequestro dei patrimoni dei responsabili.

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