10/09/2024

L’economia della montagna friulana va verso una situazione insostenibile. A dare  l’allarme è Nicola Cescutti, coordinatore della Delegazione di Tolmezzo di Confindustria  Udine, che chiede la riapertura immediata delle fabbriche, ben oltre il limite di  quell’esiguo numero di aziende cui viene concessa la facoltà di riprendere l’attività.

“Le imprese della montagna sono in grado di garantire la totale adozione delle misure di  sicurezza alle proprie risorse umane contro il COVID-19”, afferma Cescutti,  sottolineando che è in gioco la sopravvivenza stessa della montagna. 

Entrando nel merito del Decreto liquidità, il rappresentante di Confindustria  ricorda che    l’indebitamento aziendale per  far fronte alla liquidità immedidata necessaria  alla  sopravvivenza  non è legato  “alla volontà di fare nuovi investimenti, ma è dettato dalla  sola necessità di non chiudere”.La conseguenza è che gli imprescindibili, nuovi  investimenti aziendali, quelli necessari per l’innovazione di prodotto e di processo  saranno impossibili da realizzare, visto il finanziamento Covid da restituire. “Oltretutto –  aggiunge – si dovrà restituire il finanziamento in 6 anni, quando prima di questa  epidemia i piani  di rientro delle nostre imprese sugli investimenti erano spalmati su 10  anni. Anche questa evidenza testimonia come ci sia un completo ‘scollamento’ tra la  realtà di chi produce e chi   governa. 

“Se le aziende dell’area montana , prostrate dalla crisi, non riuscissero più a mantenere  gli attuali livelli di occupazione,  Sarebbe un disastro sociale, oltre che economico, di  dimensioni impensabili”, conclude Cescutti.

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