28/03/2024

RAGGI di sole in Italia – l’Europa aperta per il Canada.

Mentre la cronaca in Italia propone sempre e solo le stesse notizie (quindi nessuna novità) l’assemblea parlamentare europea ha approvato il trattato CETA tra Unione Europea e Canada.

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Dopo il fallimento dei negoziati Usa-Ue sul trattato di libero scambio (Ttip), tra gli Stati Uniti e l’Europa, in procinto di fallire già l’estate scorsa, ma che Trump ha definitivamente congelato. Trump apre alla Russia, mercato complementare al suo perché ricco d’energia ma scarso di trasformazione. Apre un canale di negoziato con la Gran Bretagna che sta uscendo dall’Europa e vuole capire quali saranno gli effetti sulla proiezione internazionale dell’Europa della Brexit, ma anche del trattato Europa-Canada, il Ceta appunto.

Molti milioni degli elettori di Trump sono disoccupati grazie al Nafta, il “North American Free Trade Agreemen”. Vent’anni or sono gli Usa crearono un’area di libero commercio con Canada e Messico, il Nafta appunto e il risultato per la manifattura e la trasformazione statunitensi furono devastanti: milioni di impianti e posti di lavoro persi negli Usa e mai più recuperati. Uno degli obiettivi dichiarati di Trump non è rescindere quel trattato, ma rinegoziarlo a proprio vantaggio e aspettare l’approvazione del Ceta che gli darà un quadro più chiaro su cosa ottenere attraverso il Canada anche dall’Europa. L’Europa, infatti, concederà al Canada e alle sue imprese con il Ceta condizioni di favore per l’accesso al nostro mercato comune.

SALVINIIMG_4806Il Parlamento europeo ha espresso il via libera al controverso accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement, poco noto come la sigla “Ceta”) con il quale puntano a creare un libero scambio tra l’Ue e il Canada. Dopo aver superato il problema del Belgio che si opponeva fermamente, il trattato è stato approvato dagli eurodeputati il 15 febbraio.

A votare a favore del Ceta sono stati 408 parlamentari, contro 254 che si sono invece pronunciati contro. In questo modo, gran parte dell’accordo potrà entrare in vigore, in attesa delle ratifiche che saranno effettuate da parte delle assemblee legislative di ciascuno Stato membro. La battaglia di chi si oppone al trattato si sposterà dunque a questo punto a livello nazionale.

Nessun dubbio sull’esito favorevole da parte del Canada, che da questo trattato potrà solo trarre vantaggi, servirà anche l’approvazione da parte dei 38 parlamenti nazionali e regionali dell’Unione Europea. Per non correre rischi, dovendo attendere i diversi Paesi, si è deciso di concedere all’Ue di applicare parte del trattato sin dal prossimo mese di aprile. Così il 95 per cento dell’accordo sarà già operativo in virtù dell’articolo 30.7 dello stesso CETA, che ne consente l’applicazione un mese dopo l’approvazione da parte delle assemblee parlamentari europea e canadese. Punto essenziale che dev’essere sfuggito anche a certi giornalisti “governativi”.

Ufficialmente il trattato punta a favorire gli scambi commerciali tra le due aree economiche. In 2.256 pagine, il documento prevede una riduzione drastica dei diritti doganali, ma soprattutto una “convergenza normativa” tra l’Ue e il Canada. In questo modo, si vuole far sì ad esempio che un’azienda possa effettuare un solo test sui propri prodotti per commercializzare la merce in entrambe le zone. Sono esclusi dal trattato alcuni beni giudicati sensibili, come ad esempio gli organismi geneticamente modificati.

L’intento consentirà al Canada di decuplicare le proprie esportazioni di carne verso l’Europa, mentre alle imprese del Vecchio ContinenteSALVINI viviIMG_6463 incrementerebbero sensibilmente le vendite di formaggi al di là dell’Atlantico. Il Ceta prevede poi un’apertura pari al 30 per cento dei mercati pubblici canadesi alle imprese europee (oggi la quota è pari al 10 per cento), benché quelli dell’Ue siano già aperti al 90 per cento. Infine, il trattato dispone la creazione di una corte arbitrale, chiamata Ics (Investment Court System), incaricata di giudicare eventuali controversie.

Secondo i detrattori, il testo rischia di colpire il modello agricolo locale, nonché i diritti dei lavoratori, il sistema sanitario e le norme a protezione dei consumatori e dell’ambiente. La richiesta al Parlamento italiano è di votare un chiaro no a questo pericoloso accordo. I politici europei, soprattutto chi si definisce progressista, dovrebbero porsi come priorità l’interesse pubblico e la giustizia, anziché privilegiare le multinazionali con le loro esportazioni.

Sono di dominio pubblico i nomi di quei parlamentari che hanno deciso di svendere l’interesse pubblico e le sorti di milioni di persone a pochi grandi rappresentanti del settore privato. Marine Le Pen e Matteo Salvini sono stati tra i pochi che hanno denunciato a Bruxelles gli aspetti negativi. Mancanza di controlli per i prodotti che saranno importati dal Canada e rischio per la salute dei cittadini a causa di pesticidi vietati in Europa ma non in Canada; perdita di posti di lavoro. Matteo Salvini è intervenuto ricordando quanto già fatto dall’europarlamento: il riso dalla Birmania, l’olio extra vergine d’oliva dalla Tunisia, pomodori e arance del Marocco, si continua a riempire le nostre tavole delle schifezze, ad esclusivo vantaggio di pochi.

La domanda che sorge spontanea più di ogni altra, data la diversa interpretazione della stessa norma, con dichiarazioni esattamente opposte da parte degli europarlamentari favorevoli e contrari, è la seguente: qualcuno ha letto quanto scritto nero su bianco?

Marco Mascioli

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